BURN OUT A SCUOLA: "TECNICHE DI RILASSAMENTO PER ALUNNI E DOCENTI"

 

 

 

 

 

     TIPOLOGIA

FORMAZIONE EDUCATORI/INSEGNANTI

 

      PREMESSA

È vera e propria "emergenza stress" per i lavoratori italiani ed europei. Il rischio è che si sviluppi una particolare forma di stress come risposta difensiva dell'organismo alle pressioni ambientali.  Quest'ultime trasformano l'equilibrio interno, il cosiddetto stato di omeostasi, ossia l'insieme dei processi che tendono a mantenere le funzioni dell'organismo in uno stato di equilibrio. Lo stress lavorativo, potrebbe quindi sfociare in una condizione di disadattamento più generalizzata, definita come sindrome del Burnout, ossia "sindrome del bruciarsi".

Freudenberger, il primo autore che ha fatto riferimento a questo stato, lo definisce come fallire, logorarsi, consumarsi, essere esaurito dal porre eccesive richieste alle proprie energie, forze e risorse (Freudenberger, 1974).  

Alla base del burnout vi è lo stesso meccanismo che regola lo stress lavorativo e cioè l'eccesso di stimolazioni esterne che incide negativamente sull'abilità adattiva della persona. La differenza è data dal fatto che, mentre nel caso dello stress lavorativo si ha un semplice squilibrio tra risorse e richieste, nel caso del burnout, si ha un vero e proprio insuccesso nel processo di adattamento, accompagnato da un malfunzionamento cronico. Lo stress, in questo caso, si converte in meccanismo di difesa come strategia adottata per rispondere alle tensioni eccessive.

  

     RAPPRESENTAZIONE DELLE PROBLEMATICHE CUI SI INTENDE RISPONDERE

I dati sono noti oramai già da qualche anno: nel 2008, l’ Ispesl- Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro, ha stimato una percentuale di circa il 10% per un totale di 40 milioni di persone che fanno riferimento allo stress come prima causa di malattia.

La sindrome del burnout molto diffusa nelle professioni sanitarie (non solo medici e infermieri, ma anche assistenti sociali e non da ultimi gli insegnanti), non provoca solo danni all’operatore, ma anche a chi dovrebbe essere curato, perché gli viene a mancare un valido aiuto professionale.

E quando chi ad essere preso in carico è il bambino l’attenzione deve inevitabilmente essere amplificata, tanto più che la presa in carico nel caso dell’insegnante è globale poiché lo stile educativo adottato ha inevitabili ripercussioni sull’intera personalità del discente.

L’insegnamento è una professione usurante, soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche maggiore rispetto alle altre categorie della Pubblica amministrazione: svolgendo una professione altamente ripetitiva e alienante, i docenti sono infatti sottoposti a diversi stress di tipo professionale”. A ricordarlo l’associazione sindacale Anief, preoccupata per la salute dei docenti, a seguito dei risultati emersi da un ampio studio commissionato dall’ente previdenziale INPDAP, che partendo dall’analisi degli accertamenti sanitari per l’inabilità al lavoro, ha operato un confronto tra insegnanti, impiegati, personale sanitario, operatori. Ebbene, quelli che operano dietro la cattedra hanno presentato una serie di condizioni stressogene decisamente più alta.

I motivi sono molteplici. Vanno ricondotti al rapporto con gli studenti e i genitori, alle classi numerose, al precariato che si protrae per anni, alla conflittualità tra colleghi, alla costante delega da parte delle famiglie. Anche all’avvento dell’era informatica e delle nuove tecnologie, al continuo susseguirsi di riforme, alla retribuzione insoddisfacente. A pesare è anche la sempre più bassa considerazione da parte dell’opinione pubblica.

Da un’intervista a Vittorio Lodolo D'Oria, medico ematologo, autore di molti studi sul burnout nella scuola e tra i massimi esperti in materia è emerso che rispetto a pochi anni fa, a livello nazionale i casi sono triplicati: oggi ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è quasi l’80 per cento di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie. E anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità.

Sono dati questi che non bisogna tirar fuori solo quando ipocritamente ci scandalizziamo perché la maestra esasperata urla troppo contro i suoi alunni, nell’auspicabilmente acquisita consapevolezza dell’importanza di un clima disteso e sereno ai fini dell’apprendimento, clima cui contribuisce sicuramente anche lo stato d’animo del docente.

È a questo punto che si inserisce la TECNICA DEL TRAINING AUTOGENO, metodologia ideata dal neurologo berlinese Schultz, può favorire la gestione dello stress, fungendo da ansiolitico naturale (Tosi, 2001).

Il Training Autogeno, oltre che strumento terapeutico nelle mani di persona esperta e abilitata, può essere inteso anche come una sorta di ginnastica psicologica interiore che aiuta ad alleviare la tensione psicofisica e che può essere autonomamente utilizzato da chi si sia sottoposto ad un semplice addestramento.

Se si confrontano i sintomi che la sindrome del burnout può sviluppare con i sintomi che la tecnica del Training Autogeno può prevenire ed eliminare si nota una sorprendente sovrapposizione.

I sintomi tipici della sindrome del burnout  sono di seguito riportati.

-         Sintomi cognitivo/emotivi:

scoraggiamento, demotivazione al lavoro, difficoltà di concentrazione, incubi notturni, irritabilità; sensi di colpa e di fallimento (sia nella sfera professionale che privata); distacco emotivo (indifferenza verso gli utenti), scarsa disponibilità a visite, telefonate, anche con i familiari, cinismo; trascuratezza degli affetti e delle relazioni, pessimismo.

-         Sintomi comportamentali:

assenteismo, mancanza di iniziativa, aggressività verso gli utenti, abuso di alcool, droghe e psicofarmaci.

-         Sintomi fisici:

disturbi intestinali (gastrite, stitichezza "stipsi”), senso di debolezza "astenia”, emicrania, allergie e asma, insonnia, inappetenza.

Secondo Schultz, l’ideatore, con il training autogeno – autodistensione da concentrazione psichica - si può raggiungere tutto ciò che può essere dato da distensione e immersione psichica: riposo, autodistensione, autoregolazione, miglioramento delle prestazioni, eliminazione del dolore, autodeterminazione, autocontrollo [Bernt H. Hoffmann, Manuale di Training Autogeno].

Queste caratteristiche rendono il training autogeno particolarmente indicato nel trattamento dei disturbi d’ansia, dei disturbi psicosomatici, delle contratture muscolari, dell’insonnia.

Qui di seguito, si riportano a scopo esemplificativo alcuni deggli ambiti di applicazione della tecnica:

-         Tossicomania

-         Disassuefazione dal fumo

-         Disturbi del sonno

-         Disturbi nell’alimentazione e nella digestione

-         Disturbi dell’apparato cardiocircolatorio

-         Disturbi della respirazione (asma)

-         Disturbi degli organi addominali (disturbi della sessualità, TA in ostetricia)

-         Malattie della pelle

-         Disturbi della regolazione ormonale e della biochimica ematica

-         Disturbi neurologici (nevralgie, nevriti, parestesie)

-         Nevrosi motorie (balbuzie, onocofagia, tic, bruxismo)

-         Nevrosi professionali (angoscia d’attesa che si verifica all’inizio di qualche competizione, crampo dello scrivano, crampo alla spalla dei musicisti …)

Non si ha la pretesa di proporre la tecnica come panacea per tutti i mali, ma senz’altro va riconosciuto come valido strumento di prevenzione e di contenimento dei sintomi legati allo stress.

Esso non solo può essere utilizzato come trattamento per qualche disturbo ma può essere anche più genericamente inteso come mezzo per lo sviluppo della personalità, come ginnastica psicologica interiore nonché come parte costitutiva della normale igiene sanitaria.

 

     IDENTIFICAZIONE DEI DESTINATARI FINALI DELLE AZIONI DI PROGETTO (TARGET)

Docenti (maestre scuola primaria)

Gruppo chiuso (senza ulteriori immissioni fino ad un massimo di 15 perone) di 10-12 persone per corso.

 

     FINALITA’ GENERALI

Prevenzione e riduzione stress lavoro correlato e sindrome del burnout nella scuola

 

     OBIETTIVI FORMATIVI (IN TERMINI DI COMPETENZE E COMPORTAMENTI MISURABILI/RISULTATI VISIBILI)

Acquisizione tecnica Training Autogeno inferiore e alcune tecniche di rilassamento come strumento di “autocura” (nell’accezione ampia del termine, nel senso di prendersi cura di se stessi) e come strumento da utilizzare nel contesto scolastico con i bambini. Obbiettivo primario, quindi, è rilassare gli insegnanti e fornire loro strumenti per rilassare i bambini, ovvero rompere il circolo vizioso insegnante ansioso, alunno ansioso, insegnante ansioso.

 

     ATTIVITA’ PREVISTE

 

  • UNO O DUE INCONTRI CONOSCITIVI E INFORMATIVI SUL TA (1h e ½ il primo che include la somministrazione test, 1h il secondo)
  • INCONTRO DI RESTITUZIONE RISULTATI TEST E APPROFONDIMENTO (1h)
  • INCONTRIDI GRUPPO finalizzati a:

- presentazione del progetto con distribuzione del calendario

- Obiettivo del gruppo e definizione del gruppo di apprendimento e sue regole

- Esercizio dei colori per creare un clima disteso e sereno

- Esercizio del pendolo e ideoplasia  (il mio corpo fa quello che dice la mia mente) da rifare a casa

- Rilassamento attraverso il corpo (tutto acceso tutto spento esercizio delle spalle seguire mentalmente il respiro)

- La postura

- l’introspezione

- Esercizio della calma

 - Cenni teorici sulla commutazione e la generalizzazione

- Esercizio della calma

 - Esercizio della pesantezza

- Esercizio di visualizzazione breve guidata come espediente fisiologico per l’esercizio del calore

- Contatto con la parte bambina (il viaggio di ritorno)

- Come si rilassano i bambini: il gioco delle palline.

- Cenni teorici sul TA per bambini

- Il viaggio sulla spiaggia dalla sabbia colorata (gli utenti si immedesimano nella parte dei bambini)

- Sperimentare in classe TA ai bambini da parte degli insegnanti.

- Follow up

 Kundalini meditazione attiva

- Ridefinizione di se stessi (con quale colore/aggetivo ci definiamo dopo sei mesi di corso) e del rilassamento

- Invito al ta superiore e al progetto del TA sui bambini

- Questionario di valutazione (indice di gradimento del corso)

- Somministrazione MMPI di controllo (con eventuale restituzione individuale e restituzione con dati aggregati in relazione finale)

 

     RISULTATI ATTESI

Acquisizione della tecniche di base del Training autogeno inferiore.

Diminuzione dei livelli di stress e riduzione dei sintomi ansiosi, migliore gestione delle situazioni ansiogene in classe e rottura del circolo vizioso insegnante ansioso, alunno ansioso.

Contrasto e prevenzione conseguenze sindrome burnout.

 

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