La decisione in merito al consultare o meno uno psicologo è spesso fondata su presuposti sbagliati.

Nell’immaginario collettivo è ancora assai diffusa e radicata la convinzione che chi va dallo psicologo è “pazzo”, è “fuori di testa”, è – quantomeno – non solo portatore di un problema [psicologico] ma anche incapace di risolverlo da solo.

Altrettanto diffusa e parimenti infondata l’opinione che la psicologia sia qualcosa di molto naif e che chiunque, se sensibile e acuto, può fare psicologia.

Di conseguenza di fronte al sentore della possibilità di avere bisogno di un aiuto psicologico molti ripiegano su un amico, un familiare, il sacerdote, il medico di famiglia [nella migliore delle ipotesi] altri - e non pochi - optano per il mago o la cartomante! Cerchiamo ora di “smontare” questi cinque presupposti infondati, residuo di un retaggio culturale di cui è ora di liberarsi:

  1. chi va dallo psicologo è “pazzo”, è “fuori di testa”;
  2. chi va dallo psicologo è malato, ha un problema;
  3. se ho un problema di natura psicologica mi rivolgo al medico curante: è sempre un dottore e in più è gratuito;
  4. con un po' di sensibilità e di capacità di ascolto chiunque può fare lo psicologo; 
  5. chi va dallo psicologo è incapace di risolvere da solo i propri problemi.

 

 

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