Caro signor Freud,

C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?

[…] com’è possibile che la minoranza […] riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da soffrire e da perdere?

[…] com’è possibile che la massa si lasci infiammare con i mezzi suddetti fino al furore e all’olocausto di sé?

Così scriveva Albert Einstein il 30 luglio 1932 a Sigmund Freud (Lettera di Einstein a Freud - Gaputh Potsdam) forse sconcertato dalle conclusioni cui egli era giunto e forse speranzoso che un esperto della psicologia umana, quale era appunto Freud, potesse smentire queste sue conclusioni:

“una sola risposta si impone: perché l’uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere”.

Freud, invece, non solo confermò la conclusione di Einstein ma la sostenne anche con una giustificazione biologica ritenendo la violenza naturale e necessaria:

caro signor Einstein noi crediamo all’esistenza di una pulsione distruttiva […], ci siamo convinti che essa opera in ogni essere vivente e che la sua aspirazione è di portarlo alla rovina, di ricondurre la vita allo stato della materia inanimata. Con tutta serietà le si addice il nome di pulsione di morte. […]

La guerra sembra conforme alla natura, pienamente giustificata biologicamente, in pratica assai poco evitabile. 

Non troppo lontano da queste conclusioni giunge il contemporaneo Philip Zimbardo,  professore emerito di Psicologia all’Università di Stanford (vedi Esperimento Carcerario di Stanford), autore del libro “L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa?” in cui racconta scientificamente come la cattiveria, la malvagità sia in tutti noi. 

"C'è qualcosa, nel cosiddetto Male assoluto, che non è affatto mostruoso e non umano, ma proprio umano, troppo umano: qualcosa che ci riguarda tutti, almeno come terribile possibilità non ancora espressa (scrive Roberto Escobar nella Prefazione all'edizione italiana). 

Non credo che la gente nasca buona o cattiva nasciamo con la potenzialità di diventare qualunque cosa […] così si esprime Zimbardo e, prendendo spunto da una frase di Aleksandr Solgenitsin - Il confine tra il bene e il male passa attraverso il centro di ogni cuore umano - continua: da quale parte della linea stare è una decisione che ognuno di noi deve prendere continuamente.

Per approfondire l'analisi:

www.lucifereffect.com

  

 

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