luglio 2014
luglio 2014

 

 

Tu sei un'aquila.

Stendi ora le tue ali e vola.

 

da "la parabola dell'aquila e della gallina"  di J. Aggrey

 

Questa parabola è una potente metafora che porta alla luce come una persona può identificarsi in un copione perdente e può sempre, in qualsiasi età e condizione si trovi, decidere di vivere secondo le proprie potenzialità di vincente.

Molti di noi per innumerevoli ragioni non riescono a sviluppare il proprio Vero Io, ignorando, magari per tutta la vita le meravigliose persone che sono.

Far uscire allo scoperto se stessi, rompendo la ripetitività delle dinamiche costruite fin da bambini, può essere molto faticoso e comunque più impegnativo che indossare una maschera da perdenti.

I messaggi che da bambino ciascuno riceve dai propri genitori confluiscono nel copione psicologico che si recita nel corso della propria vita.

Tali messaggi possono essere costruttivi, semplicemente non produttivi o distruttivi, determinando in questo caso un disagio, poiché non si accordano con le reali potenzialità della persona e ne limitano la sua voglia di vivere.

Tale disagio può essere modesto, non interferendo che minimamente con le capacità dell’individuo; oppure tanto grave da rendere la persona solo una caricatura di se stessa.

Un copione ben costruito alla radice (ovvero nel rapporto che da bambini abbiamo con le figure significative) serve a creare nel soggetto un’idea abbastanza realistica di come può impiegare le sue capacità nell’ambito della società.

In altri casi i copioni sviano la persona, inducendola a seguire un miraggio poco realistico, oppure scelto per risentimento o ripicca, trovandosi così a recitare un falso ruolo.

Ognuno di noi ha la capacità di rinunciare ai falsi ruoli, per tornare ad essere una persona autentica che sceglie il proprio destino e riscrive il suo copione in favore della propria personale individualità, assumendosi la responsabilità della propria vita.

Questo è il modo per diventare “vincente”.

Questo personale percorso di riorganizzazione interna, non è facile.

Qualche volta è necessario un vero “Salvatore” come appare dalla “Parabola dell’Aquila”.

Spesso è un lavoro duro e faticoso quello che ci conduce alla riappropriazione di quel potenziale di creatività e saggezza, insito in ognuno di noi, che permette di diventare “quello che si è”.

Una volta riconosciuta la propria unicità, però, si liberano tutte quelle energie prima reclutate nello sforzo di svolgere un ruolo che non è nostro.

I messaggi di ri-conoscimento e di approvazione ci aiutano in questo.

Uno dei più efficaci è la conferma del valore dell’individuo come essere umano, ovvero il ri-conoscimento delle sue qualità interiori: “Tu sei per me una persona importante, ti voglio bene perché sei tu, indipendentemente da quello che fai”.

Quanto spesso da genitori, invece, più o meno consapevolmente, comunichiamo ai nostri figli “ti voglio bene quando ti comporti come io voglio”.

Questo tipo di messaggio suscita nel bambino la conclusione:”potrò essere amato se farò tutto quello che mi dicono”, col rischio di renderlo  una persona dipendente dall’approvazione esterna, alla ricerca continua del proprio valore, non avendo interiorizzato un immagine stabile che esprima accettazione e approvazione sufficienti a permettere di sviluppare la capacità interiore di auto approvazione.

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